Storia partigiana
La vita di un uomo si può ascoltare, scrivere, raccontare. Si può seguirla ovunque: sulle Alpi dei partigiani, dentro i lager nazisti, nei deserti del Medioriente. È fatta di parole dure come le pietre, leggere come granelli di sabbia. È la vita di un uomo che non si ferma mai.
Giorgio Ferrero, ex partigiano,
deportato nei campi di Mauthausen ed Ebensee, sopravvissuto, ha raccontato la
sua storia ai nostri studenti. Ne è nato un testo.
Ora quel testo, ma soprattutto la
storia di quel testo diventa teatro.
Il
progetto del laboratorio Teatrale si
pone in continuità con un altro progetto che da anni nella nostra scuola si
porta avanti e che si è concretizzato nel 2009 attraverso la pubblicazione di
un libro, edito da Mursia, dal titolo “Storia Partigiana”. Gli autori del testo
sono alcuni ex studenti del Liceo Amaldi ed una loro insegnante; il
protagonista è Giorgio Ferrero, ex partigiano, deportato nei campi di
Mauthausen ed Ebensee, sopravvissuto, testimone di quelle atroci pagine della
nostra storia, e che da anni racconta ai nostri studenti la sua esperienza,
accompagnando anche le classi nei luoghi da lui così tragicamente noti. Giorgio
ha raccontato, in diciotto ore di interviste sbobinate dai nostri ragazzi, la
sua storia sui monti di quand’era partigiano, l’esperienza dei lager e la fuga
per quindici anni nel deserto, dopo la Liberazione. I ragazzi hanno riordinato
i racconti, le parole, le emozioni, sempre con la sua collaborazione. Ora quel
testo, ma soprattutto la storia di quel testo diventa teatro. E’ il filo che ci
interessa, il filo che ci unisce, che mantiene in vita i ricordi di Giorgio,
che mantiene in vita Giorgio quando in mezzo ai ragazzi sembra ringiovanire, è
il filo che gli ex allievi passano attraverso le pagine scritte ai più giovani,
che forse Giorgio non lo conosceranno, e che quelli più giovani doneranno agli
spettatori, attraverso la grande metafora del teatro.Le tecniche laboratoriali
attingono al teatro di ricerca e di sperimentazione contemporaneo con
particolare riguardo ai metodi del Teatro dell'Oppresso (A. Boal), della
Contact Improvisation e dell'Antropologia teatrale (E. Barba e P. Brook).
Il gruppo è costituito da studenti che da
vari anni frequentano il laboratorio teatrale della scuola, a cui si sono
aggiunti quest’anno nuovi iscritti. Si tratta di un gruppo molto coeso che
negli anni ha consolidato le proprie motivazioni, la passione comune e la
solidarietà reciproca. Il fatto di aver ottenuto dei riconoscimenti da parte
del pubblico ha sicuramente accresciuto l’entusiasmo degli studenti, che
conservano tuttavia uno spirito sostanzialmente bohémien e semplice. Uno degli
aspetti principali del gruppo è l’attenzione costante nei confronti del mondo
che ci circonda, il rifiuto dell’indifferenza, l’allenamento alla messa in
discussione e la ricerca dei modi in cui anche il teatro può contribuire a
modificare e a migliorare la realtà. Per teatro non s’intende la sola messa in
scena di uno spettacolo finale, ma l’intero percorso che a questo conduce. Un
percorso fatto di sperimentazioni, incontri, ricerche, uscite a teatro,
improvvisazioni e incursioni teatrali. Si sono talvolta incontrate delle
difficoltà, ma che sono state vissute dal gruppo come tappe di un cammino
comune. La possibilità di confrontarsi con studenti che hanno esperienze comuni
in una rassegna di teatro scolastico nazionale ci pare non possa che essere
arricchente e straordinaria.
LABORATORIO TEATRALE
La nostra scuola gli scorsi anni ha allestito uno spettacolo teatrale con la collaborazione dell’attore-regista Pietro Nevolo e della sua compagnia Teatro Globo producendo la rappresentazione de il monologo tratto dal libro di Vercors "Il silenzio del mare" che narra la tragica esperienza di un deportato addetto ai forni crematori. Quest'anno abbiamo intenzione di produrre un 'opera nuova liberamente tratta dal libro di Kiro Fogliazza* "Deo e i cento cremonesi" per la regia di Cristiana Maffucci